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Il programma dell’Osservatorio ProMemoria

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L’intenzione del consiglio provinciale di Forlì-Cesena, all’unanimità, a favore dell’accensione del faro di Rocca delle Caminate, riportata dai giornali e non smentita da alcun consigliere, sarebbe grave per due motivi.

Il faro fu fatto costruire da Mussolini a monumento a se stesso, doveva accendersi ogni volta che il duce stazionava in Romagna e doveva vedersi in un raggio di 60 Km. Serviva a questo e solo a questo. È quindi indissolubilmente legato al nome di Mussolini e così verrà chiamato in tutta la Romagna e in tutta Italia. Accenderlo significa legare al nome di Mussolini un intero territorio, il forlivese e la Romagna tutta, nella cui storia gloriosa, dal Risorgimento in poi, l’aver dato i natali al dittatore non è certo un dato saliente. Il fascismo non nasce in Romagna.

Il secondo motivo è che questo progetto, ventilato da tempo (è del 2015 un’intervista a uno dei sindaci coinvolti che definiva il faro, una volta acceso, un “magnete turistico”) è sintomo di una tendenza più generale, di una tentazione anche, a mettere a profitto il fatto che questa terra ha dato i natali a Mussolini. Si cerca di stimolare un turismo “di curiosità” che vada ad affiancarsi e casomai ad annacquare, in qualche modo, il turismo nostalgico. Questa tentazione “turistica”, di fatto, se non nelle intenzioni, acritica, non può che comportare una banalizzazione della memoria di quel periodo terribile, causa di tante sofferenze. Quella memoria che, peraltro, andiamo poi nelle scuole a predicare ai nostri ragazzi.

Se poi a questa tendenza “locale” se ne associa una culturale, e nazionale, per ora certo minoritaria, volta a considerare superata l’esigenza della memoria antifascista, volta a dare spazio a rivalutazioni e rivendicazioni delle cose buone fatte dal fascismo quasi a compensazione delle cattive, a minimizzare la consustanzialità di violenza e fascismo, a enfatizzare l’aspetto del consenso al regime senza vederne le differenze da un consenso libero e democratico, ad attribuire, infine, le leggi razziali a una concessione ai tedeschi, il quadro diventa oltremodo preoccupante.

Ancor più, infine, se formazioni politiche che fanno riferimento al fascismo continueranno a crescere in Europa.

In questa situazione, ritornando al nostro territorio, anche iniziative del tutto legittime, se non addirittura lodevoli, come la rivisitazione delle correnti artistiche del Ventennio, dell’architettura razionalista o il progetto di fare a Predappio un museo che racconti nel modo giusto il fascismo, rischiano di essere fagocitate da un contesto che è di banalizzazione.

Tutto questo ci preoccupa.

Noi vogliamo impegnarci perché innanzitutto il progetto dell’accensione del faro venga accantonato definitivamente: il faro del Duce deve restare spento e ai visitatori della Rocca una lapide deve spiegare il perché.

In secondo luogo ci proponiamo di costituire un luogo di documentazione, di riflessione, di attenzione, che possa tenere aperto il dibattito fra i cittadini su questi temi e anche un canale di dialogo, o di confronto se necessario, con gli amministratori.

Per questo proponiamo la formazione di un “osservatorio” formato da associazioni e singoli cittadini. Il nome che proponiamo è “Osservatorio Promemoria”.

Proponiamo l’apertura di un sito, che sia di documentazione puntuale, di discussione e attenzione anche critica, se necessario, su quello che succede sul nostro territorio riguardo ai temi della memoria storica.

Primi firmatari

Fondazione Alfred Lewin
Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea di Forlì e Cesena

5 thoughts on “Il programma dell’Osservatorio ProMemoria

  1. E’ un insulto a quei tanti soldati alleati (in particolare Polacchi, che combatterono e diedero lavata ‘per la vostra e la nostra libertà’ a Montecassino e poi in Romagna, liberando poi Bologna; io sono il figlio di nodi questi e sono indignato dalla decisione. Ricordo lo spirito e la lettera della nostra Costituzione.
    Rodolfo Lewanski, UniBo

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    • Salve, mille grazie del contributo, che condividiamo perfettamente. Stiamo predisponendo una pagina di reazioni all’appello che le indicheremo appena pronta; se vorrà, potrà affidarvi il suo pensiero.

      A presto!

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  2. Comprendo lo spirito del documento, ma il documento stesso indebolisce il senso forte della protesta. Personalmente non posso firmarlo perché contiene a sua volta una frase ambigua e contraddittoria come “iniziative del tutto legittime, se non addirittura lodevoli, come (…) il progetto di fare a Predappio un museo che racconti nel modo giusto il fascismo”; quel progetto è sbagliato di per sé, e va esattamente nel senso di accendere un “magnete turistico” su Predappio e sulla Romagna, esattamente come la prevista accensione del faro Mussolini. Non firmo e, ripeto, la mia è una critica al vostro documento di cui peraltro comprendo lo spirito. Prof Marco Palla

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  3. Vi è una grave omissione nella rassegna stampa di una città: manca il numero di settembre del 2014 che contiene, oltre all’intervento di Marcello Flores dal titolo “Casa del Fascio di Predappio. Alcune riflessioni”, il seguente testo della Fondazione Lewin:
    “Sosteniamo il progetto culturale, promosso dal Comune di Predappio, di utilizzo e gestione dell’ex casa del Fascio di Predappio, un edificio abbandonato da decenni, per farne un grande centro culturale, un Centro di documentazione e studi sulla storia del 900, con archivio, biblioteca, emeroteca e videoteca. Un grande Museo storico dedicato all’intero periodo della dittatura fascista. Una sorta cioè di contrappasso rispetto all’immagine deteriore che è andata diffondendosi, sovente rilevata anche a livello internazionale, legata al pellegrinaggio nostalgico”.

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